Mi sono stupita quando, ascoltando l’ultima conferenza tenuta all’università di Caen in Normandia, (Les automates antiques, Les nocturnes du plan de Rome https://www.facebook.com/planderome/ - sulla tecnologia degli antichi romani, i giovani ingegneri informatici insieme agli storici hanno presentato il loro studio sull’automazione e l’intelligenza artificiale. Erone d’Alessandria, vissuto nel primo secolo, ingegnere di Nerone, è l’inventore dei distributori a monete e dei robot. Fantastica la rappresentazione di una ancella meccanica che duemila anni orsono, nelle ricche domus, serviva acqua e vino miscelati alla perfezione. Si appoggiava la tazza su una mano e lei, inclinando la brocca tenuta nell’altra, delicatamente la riempiva, senza che una goccia ne andasse sprecata.
Erone d’Alessandria è altresì l’autore del meccanismo geniale disposto alla base della cenatio, la sala tonda della domus aurea, che girando ininterrottamente su se stessa, giorno e notte, utilizzando cuscinetti a sfera mossi dalla forza dell’acqua, offriva un’ incredibile panorama all’imperatore e ai suoi ospiti, di tutta Roma.
Notizia interessante e magnifica che non potevo non aggiungere a tutto ciò che ho scritto in un capitolo del mio libro dedicato all’ imperatore Nerone, secondo me, un grande della Storia. No, non ha incendiato Roma e neppure ha perseguitato i seguaci della nuova religione. Nel caldo luglio dell’anno 64, ospite della bella Poppea Sabina, l’amatissima moglie dell’imperatore, morta in seguito di parto, nel palazzo imperiale c’era un personaggio di spicco, proveniente dalla Giudea, fariseo (significa studioso), figlio di nobile stirpe sacerdotale e scrittore, il suo nome: Yosef ben Matityahu, conosciuto come Giuseppe Flavio, autore di Antichità giudaiche e Le guerre giudaiche. Se avesse assistito al rogo di Roma e alle declamazioni artistiche del suo imperatore ci avrebbe ragguagliati con un’infinità di particolari su quell’incendio, invece non ha speso una parola, ci ha regalato un silenzio totale e significativo.
A Roma scoppiavano spesso incendi nelle insule, costruite soprattutto in legno, ma che un imperatore amatissimo dal popolo appicchi il fuoco alle case dei romani è a dir poco improbabile. Il popolo si sarebbe giustamente infuriato e in parte lo era ai tempi, ma non con l’imperatore bensì contro chi, con insistenza e in disparte, andava predicando la prossima fine del mondo con relativa apocalisse e apoteosi distruttiva finale.
Nerone Lucio Domizio Enobarbo ci ha lasciato una grande bellezza, la domus aurea che parla il linguaggio dell’arte sublime. Al grandioso progetto oltre a Erone d’Alessandria hanno lavorato gli architetti Celere e Severo e Fabullo, il più eccelso pittore dei tempi antichi. Dipingeva indossando una candida toga...
Ci si vede da sabato 21 aprile a mercoledì 25 aprile (10 – 12 e 15 - 18) nel chiostro della chiesa di san Francesco in Brescia, con i miei acquarelli.
Vi aspetto.
Annamaria Beretta