“Se non ci contaminiamo siamo una setta. “ Dice il Papa in una di quelle frasi ad effetto che fanno tanto piacere ai fedeli in ascolto. E setta era il termine con cui i romani dell’impero designavano i cristiani, seguaci di Paolo, che già al tempo dell’imperatore Claudio, negli anni cinquanta del primo secolo, muovevano i primi molesti passi a Roma. “Una setta che ha in odio il genere umano. “ Aggiungevano i romani senza tanti giri di parole.
Cosa faceva questa minoranza religiosa per suscitare tanta avversione nel popolo romano così aperto e tollerante? Documenti non ne abbiamo, giustamente li hanno fatti sparire, avremmo capito immediatamente la natura del problema.
Minoranze religiose che non si integrano nel tessuto sociale ce ne sono anche oggi, che criticano più o meno apertamente stili di vita da loro non condivisi, fino all’eccesso di chi si fa martire per perorare la sua causa mortale. Così era anche nei primi secoli. Il martirio che piaccia o no nasce proprio con il cristianesimo.
L’impatto è stato durissimo, da una parte la cultura raffinata e millenaria che per comodità chiamo pagana, dall’altra un dio tribale elevato al rango di dio del cosmo. La distruzione di Gerusalemme dà l’occasione ai cristiani di rubare la storia epica dei giudei e di proseguire il loro cammino con determinazione e spregiudicatezza così da espandersi e scrivere la loro leggenda.
Calpestano tutto e tutti, l’accanimento peggiore in assoluto è nei confronti del culto isiaco che dall’Egitto si era propagato in tempi velocissimi in tutto l’impero. I tempi di Iside vengono annientati, non deve rimanere traccia, poiché sui riti isiaci manipolati si fonda la religione cristiana.
Lo stesso concetto di trinità ha origini isiache ma c’è una bella differenza tra la trinità sana di Iside, Osiride e Horus e la trinità rappresentata dal padre, dal figlio e dallo spirito santo, tanto che Giordano Bruno non si raccapezzava. - Ma chi sono? - diceva e sappiamo la fine che gli hanno fatto fare.
Così come c’è un divario notevole tra il dio Ra che affida a Iside e Osiride il compito di insegnare all’umanità come vivere bene, in armonia e in pace e il bizzarro e violento dio di Israele che consegna all’egiziano Mosè una sfilza di leggi da osservare con durezza.
La Madonna non è altro che Iside trasformata a piacimento della misoginia cristiana: vergine, muta e obbediente. Iside, madre di tutti gli dei: “ colei che scioglie le più intricate fila dei fati, placa le tempeste della fortuna, scongiura i funesti influssi degli astri. A lei rendono onore i celesti, a lei prestano rispetto gli inferi. Produce la rotazione della terra, dà luce al sole, governa il cosmo.”
Del grandioso tempio di Iside a Roma in campo Marte non è rimasto che una traccia, sepolta sotto un convento di suore, della statua alta otto metri, rimane poco più che un busto dal volto sfigurato a colpi di martello e un piede gigantesco. Teneva in una mano il sistro, lo strumento musicale e nell’altra un’anfora dalla quale sgorgava latte, il nutrimento che veniva servito ai fedeli durante la funzione religiosa. I sacerdoti dal cranio rasato si battevano il petto con il pugno sinistro e le sacerdotesse vestite di bianco elevavano inni alla divinità.
Talmente spudorati i cristiani che di Iside hanno copiato le litanie, le lodi, i canti, hanno utilizzato la sua immagine materna, spacciando ogni raffigurazione con il piccolo Horus per la vergine Maria con il figlio. Il plagio è evidente e dimostra senza il minimo dubbio come tutto è stato inventato. Nel tempo dei social sarebbero stati “sgamati” nel giro di qualche ora, oggi basta un po’ di studio, di saggezza e un poco di ragionamento autonomo per comprendere l’inganno.
Annamaria Beretta
P.S.: per rispetto allo studio ho l’abitudine di menzionare gli autori di pensieri e scritti non miei di cui mi avvalgo, altri non lo fanno e mi dispiace.
Per questa estate consiglio la lettura di “Immanuel”, un tuffo nel nostro passato, sempre attuale, giusto per ribadire i valori delle nostre radici greco romane.